Sguardi Colpevoli: Fido sa di averla combinata grossa?

Ritorniamo a casa, dopo una giornata al lavoro. Sappiamo cosa ci aspetta, perché è quasi ogni giorno la stessa storia: Fido avrà sicuramente finito di divorare il divano, o forse iniziato già con qualche sedia della cucina. Giriamo la chiave, apriamo lentamente la porta, e già iniziamo a scorgerlo. Apriamo completamente ed eccolo lì: rannicchiato, testa bassa, sguardo evitante. Appena entriamo subito se ne va in cuccia, muovendosi lentamente, tutto acquattato. Voltiamo lo sguardo e vediamo subito il danno: il divano, il nostro amato divano, ormai è diventato qualcosa di molto diverso da ciò che avevamo comprato, appena un paio di mesi fa.

La rabbia sale, e viene spontaneo trarre la conclusione che Fido sapesse benissimo di averla combinata grossa, e che tutti i suoi comportamenti, una volta rientrati, erano dovuti al suo sentirsi in colpa!

Quanti di noi si riconoscono nella scena descritta, e riconoscono il loro cane negli atteggiamenti sopra riportati? In molti sono convinti che il proprio migliore amico si senta in colpa per i disastri che combina, ma siamo davvero sicuri che sia così?

Proviamo a guardare un po’ meglio la faccenda, magari a mente fredda, indagando l’argomento con razionalità.

Cani ed Emozioni

Quando guardiamo il nostro migliore amico a quattro zampe, ci viene spontaneo attribuirgli pensieri ed intenzioni che sono tipicamente umane: è normalissimo avere questa tendenza, tuttavia dobbiamo considerare che cani ed esseri umani sono specie diverse, e non considerare le rispettive differenze porta inevitabilmente ad incomprensioni e problemi.

Per quanto sia accertato infatti che il cane disponga di un universo emotivo, pur tuttavia non dobbiamo dimenticare che questo suo mondo interno differisce dal nostro, sia per il modo in cui il cane fa esperienza delle emozioni, sia per quali stati d’animo prova.

Le emozioni infatti non sono tutte uguali: alcune sono innate, come la paura, la rabbia o l’affetto. Non dobbiamo impararle, iniziamo a provarle dalla nascita.

Altre invece sono più complesse, e richiedono un grado maggiore di consapevolezza di se stessi e degli altri; anche nei bambini compaiono più tardi, come se ci fosse bisogno di apprendere questi stati d’animo.

Il senso di colpa appartiene a questa seconda categoria: per provarlo è necessario essere dotati di una coscienza autoriflessiva, essere cioè consapevoli di se stessi e di un sistema di norme/valori culturali, aspettative, concetti di bene/male a cui uniformare la propria condotta.

Ora, per quanto la nostra convivenza con Fido si basi su un sistema di regole che noi insegniamo e che il cane impara, siamo sicuri che il nostro migliore amico abbia sufficiente coscienza per sentirsi in colpa quando combina qualche guaio?

Il senso di colpa nel cane

Per scoprirlo un team di studiosi del Barnard College di New York, guidati da Alexandra Horowitz, nel 2009 ha condotto un esperimento che ha coinvolto 14 cani di differenti razze e i loro proprietari:

in una prima fase ogni proprietario ha insegnato al proprio cane a rifiutare un boccone, quando viene offerto da un estraneo.

Successivamente l’umano viene fatto uscire dalla stanza, e in sua assenza viene offerto del cibo al cane: ovviamente ci sono stati sia cani che hanno rispettato la regola, sia cani che invece hanno mangiato il premio.

È stato quindi detto ai proprietari come si era comportato il proprio cane, e chiesto loro di rientrare nella stanza e comportarsi come erano soliti fare quando il cane aveva obbedito o disobbedito. Ma i ricercatori non sempre hanno detto la verità ai proprietari: ad alcuni è stato detto che il loro cane aveva mangiato quando invece si era comportato correttamente, e viceversa. Lo scopo era poter osservare il comportamento dei soggetti in tutte le situazioni possibili: il cane si era comportato bene e viene premiato, si era comportato bene e viene sgridato, si era comportato male e viene premiato, si era comportato male e viene sgridato.

Ebbene i risultati di questo studio ci dicono che i comportamenti che comunemente vengono associati al senso di colpa non si verificavano più spesso quando il cane aveva sbagliato, ma piuttosto quando il cane veniva sgridato: le orecchie basse, gli sbadigli e lo sguardo evitante non sono conseguenza delle azioni del nostro migliore amico ma la reazione al nostro comportamento quando ci vede rientrare.

Nel 2012 lo steso esperimento è stato ripetuto in uno studio condotto da Julie Hechta, Ádám Miklósi e Márta Gácsia, presso l’Eötvös Loránd University, a Budapest, e pubblicato sulla rivista Applied Animal Behavior Science. Lo studio ha coinvolto 64 cani e ha confermato i risultati precedenti: insomma pare proprio che l’atteggiamento “colpevole” dei nostri amici non dipenda tanto dalla consapevolezza di aver fatto qualcosa di sbagliato, quanto dalla nostra espressione di rabbia e dalla paura di quello che ne deriverà!

Espressioni di paura: una sgridata non compresa

Sbadigliare, evitare lo sguardo, farsi piccoli piccoli, movimenti bassi e frenetici della coda: tutti i comportamenti che vengono usualmente interpretati come manifestazioni di colpa, sono in realtà espressioni di paura, e tentativi di mitigare la nostra rabbia. Ma perché mai Fido dovrebbe essere spaventato da noi?

Correggere un comportamento sbagliato fa parte di ogni buona educazione: anche la madre nell’occuparsi dei suoi cuccioli, si preoccupa di correggere con energia gli errori della sua prole. Quando osserviamo una madre all’opera, notiamo che il cucciolo non si spaventa per la correzione, né ne resta traumatizzato: questo perché l’intervento materno è arrivato nel momento giusto, è stato fatto con energia ma non con rabbia, è durato un attimo e non si è protratto nel tempo.

Questi elementi permettono al cucciolo di comprendere che cosa è successo, che il comportamento della mamma non è stato un’aggressione ma una correzione, e che quella correzione è relativa a quel comportamento specifico.

Quando il cane viene sgridato in tempi e modi non corretti, non può capire che si tratta di una correzione su quel dato comportamento: si sentirà confuso, non capirà perché il proprietario è arrabbiato e inizierà alla lunga a dubitare del suo ruolo di guida autorevole.

La correzione, per essere compresa dal cane, deve arrivare immediatamente dopo l‘azione sbagliata che vogliamo marcare: solo in questo caso sarà chiaro che i due eventi sono collegati, che il comportamento è la causa e la correzione l’effetto. Se invece sgridiamo il cane troppo tardi, se lo rimproveriamo dopo mezz’ora che ha rosicchiato il divano, resterà confuso e spaventato: per lui sfasciare il divano è un evento a sé stante, non collegato alla correzione. Non capirà quindi perché siamo arrabbiati con lui, il nostro comportamento apparirà ai suoi occhi insensato e imprevedibile: cercherà allora di calmare la nostra collera, mettendo in atto tutti i comportamenti del suo repertorio.

Perché il mio cane fila in cuccia appena rientro a casa?

Fido non capisce che lo stiamo sgridando per un’azione che ha compiuto molto tempo fa. Non si sente in colpa per ciò che ha fatto, ma è un attento osservatore della nostra mimica facciale, e riconosce subito quando siamo arrabbiati, tristi o felici: tutto quello che fa è adattare il suo comportamento in base a ciò che legge sul nostro volto.

I cani sono tanto bravi ad osservare quanto sono bravi a fare associazioni: qualsiasi coppia di eventi, a patto che avvengano uno subito dopo l’altro, secondo loro sono collegati. I cani collegano tra loro le cose più bizzarre: l’apertura dello scaffale con l’arrivo del pasto, il tintinnare del moschettone del guinzaglio con la passeggiata…

Può capitare che colleghino le nostre espressioni di rabbia con la porta di casa che si apre, o con la presenza della borsa che usualmente portiamo con noi in ufficio. In certi casi può bastare anche solo una volta, una nostra sgridata non compresa quando siamo rientrati e abbiamo visto il malanno, per far scattare l’associazione. Come risultato, il nostro piccolo amico filerà in cuccia non appena varcheremo la soglia di casa, ogni volta, come se si aspettasse già una nostra sfuriata e si preparasse ad evitarla.

Comprensione reciproca (e mobili interi)

Evitare la distruttività del cane quando viene lasciato solo non si risolve con una correzione, nemmeno se fatta al momento giusto, ma va valutato il problema nel suo insieme in modo da poter agire sulle cause (l’ansia si rimanere da solo) e non solo sul sintomo (rosicchiare i mobili): per il cane infatti essere lasciato solo non è naturale, ed occorre abituare per gradi il nostro migliore amico alle nostre lunghe assenze.

L’argomento verrà trattato in modo esaustivo in un articolo apposito, in questa sede ci è servito come esempio lampante di come l’interpretazione errata di un’emozione possa portare ad incomprensioni, malumori e minare la relazione con il nostro cane.

All’interno dell’universo emotivo animale, il senso di colpa è forse l’emozione più incompresa, e sicuramente quella che porta ai fraintendimenti più grandi tra proprietari e i loro amici a quattro zampe. Comprendere una mente diversa dalla nostra è sicuramente difficile, ma in fondo non c’è niente di più importante, se vogliamo avere un rapporto gratificante con il nostro cane, che imparare ad entrare ad entrare nel suo personalissimo universo, e guardare il mondo attraverso i suoi occhi.

Angelica Da Ronco – Educatore Cinofilo

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